Welcome di Giuseppe De Lauri fa il suo ingresso nel catalogo Sayonara, selezionato in Concorso Ufficiale alla ventesima edizione di Alice nella Città 2022 di Roma, dove verrà presentato sabato 15 ottobre presso l’Auditorium Conciliazione. Realizzato grazie al contributo di una larga community che ha supportato il progetto di De Lauri e della sua co-produttrice Giulia Rocca sulla piattaforma di crowdfunding seed&spark, contrariamente al sentimento di alienazione che emerge dalla narrazione, questo cortometraggio è la prova di quanto l’arte sia necessaria al bisogno comunicativo collettivo.

È proprio la definizione del termine alien, alieno, ad introdurci alla visione. L’essere estraneo ad un luogo, una creatura proveniente da un altro pianeta, così che si percepisce lo straniero, scaraventato in un mondo lontano dal proprio. La doppia accezione di significato del termine chiarisce da subito quella che è la visione a monte della narrazione, anch’essa su due piani, quello di chi guarda e di colui che vive in prima persona l’esperienza alienante.

Quando Nicholas, un adolescente greco, arriva a Brooklyn per inseguire il sogno americano, immagina la sua vita futura come quella dei ragazzi dei programmi tv, ma presto il sogno si infrange contro la squallida realtà nella quale è intrappolato. Non parla inglese, anzi, non parla affatto. La sua presenza coincide appena con lo spazio fisico che occupa il suo corpo tra le mura del buio locale dello zio Eric, un uomo corrotto e meschino che ha dimenticato da tempo cosa sia la solidarietà. Nicholas è come un animale nell’habitat sbagliato, un alieno le cui possibilità di sopravvivenza sono biologicamente legate alle sue capacità di adattamento. Egli ha due possibilità, predare o essere preda. Lo zio, al quale il ragazzo è stato affidato dalla famiglia nella speranza di assicurargli un futuro migliore, è il primo ad impartirgli questa lezione di individualismo, necessario per sopravvivere in un mondo costruito sulla competizione. L’uomo, indebitato e dipendente dalla cocaina, deruba il nipote di tutto il denaro destinato alle sue pratiche di integrazione nel Paese per saldare parte dei conti in sospeso con la malavita. Quell’habitat, ha plasmato un uomo spregevole di ogni sentimento di empatia e responsabilità sociale. 

Bloccato, prigioniero in una realtà che nulla ha a che vedere con la colorata e sorridente rappresentazione dell’America dei broadcast, Nicholas trova una terza via per sopravvivere. Se dentro il bar la sua esistenza è a dir poco deprimente, attraversando la soglia diventerebbe un clandestino, andando incontro ad un destino ancora peggiore. L’unico luogo nel quale sentirsi al sicuro è l’immaginazione. Tra il perire al sistema e diventarne essere invasivo, lui sceglie di perseguire il sogno. Sdraiato sul bancone a notte fonda, sente accendersi la tv e come una Alice attraverso lo schermo, si rifugia nella magia dello spettacolo. Nicholas fugge dalla realtà deludente nella quale è intrappolato, ma la fuga nelle proprie fantasie lo investe di una nuova consapevolezza: il sogno americano è niente più che un set televisivo. 

De Lauri, che ha una carriera nel mondo della comunicazione alle spalle, individua, come altri prima di lui, nel medium televisivo il mezzo che fino all’avvento della rete globale ha contribuito nella maniera più prepotente e convincente alla costruzione di un mito. Le idee e le forme che vengono spacciate per realtà quotidiana, rappresentano una minima selezione semplicistica di un mondo che è ben più complesso. Lo smascheramento può avvenire solo dall’interno, vedendo cosa c’è ai bordi dello schermo televisivo, così come ai margini della società che si dice rappresentare. La distribuzione del sogno americano coincide con la sua stessa distruzione, nel momento in cui questa raggiunge l’obiettivo di attirare a sé coloro che non ne fanno parte. 

Il regista, anch’esso straniero naturalizzato statunitense, è riuscito a creare una silenziosa fiaba contemporanea il cui finale aperto ci lascia sospesi eppur speranzosi. Nicholas, vedendo il sogno dall’interno, la sua messa in scena, è investito delle capacità e conoscenze per poter costruire, una volta pronto, la propria identità nel mondo esterno, portando sempre con sé quella parte di immaginazione necessaria ad affrontare la vita reale. 

Denise Nigro