In una goccia è un cortometraggio d’animazione prodotto da Sayonara Film, ideato e diretto da Valeria Weerasinghe. Il progetto, vincitore del Premio Mutti nel 2022,  ha avuto il suo debutto nazionale al festival Visioni Italiane presso la Cineteca di Bologna, seguito dai concorsi di Amarcort e del Rome Independent Film Festival. A livello internazionale invece, il corto vanta già di selezioni in diversi festival – il Montreal International Animation Film Festival, il LUCAS in Germania, il Thessaloniki Animation Festival, il BitBang International Animation Festival in Argentina, ed è ora selezionato ad Animateka in Slovenia. 

In una goccia racconta la lotta interna di una giovane donna alla scoperta della sua identità culturale. Partendo dalla quotidianità della protagonista, oppressa dalla percezione negativa di un giudizio esterno soffocante, Il film si snoda in un viaggio interiore inaspettato, organico e disincarnato insieme. È un introdursi improvviso e repentino in una giungla immaginaria, che le permette di sfuggire alla vita di tutti i giorni e di ritrovare un senso nuovo di sé. Guidata da una goccia, la giovane donna finisce per ritrovarsi di fronte alle radici della sua identità, e comprende come queste siano la chiave per affrontare con forza e sicurezza quel mondo che a volte aggredisce e ferisce. 

La plasticità dell’animazione, i colori accesi e avvolgenti, le immagini vivide, sono gli ingredienti che consentono alla regista di esprimere visivamente un ampio e cangiante mondo interiore. Sentimenti contrastanti vengono infatti raccontati attraverso bellissime tavole animate, e le atmosfere stesse che si creano fanno eco a una complessità emotiva e psicologica. Colori freddi, cupi e spenti vanno a rappresentare l’inospitale mondo esterno; colori caldi e confortanti, caratterizzano il mondo interiore che la protagonista comincia finalmente ad esplorare e a conoscere. Lo stile dell’animazione è sinuoso e i movimenti dei personaggi sono fluidi come acqua che scorre – le vicende così scivolano una dietro l’altra seguendo la caduta continua di una goccia. Questo stile permette allo spettatore di immergersi subito nel flusso di pensieri della protagonista e di seguirla nella sua ricerca di un equilibrio interiore. Il viaggio della giovane diventa così anche il nostro, e l’immedesimazione è compiuta. 

Nel film il tema della rappresentazione è strettamente legato a quello dell’identità culturale. La regista vuole raccontare il viaggio interiore che intraprendono molti ragazzi di seconda generazione, talvolta con non poche difficoltà emotive e psicologiche, fino a mettere in discussione la propria persona nella ricerca di sé. Nel corto prendono forma simboli e immagini metaforiche, così da esplicitare sentimenti nascosti in maniera diretta e potente, senza alcun bisogno di ricorrere ai dialoghi, alle parole. Come gli occhi, che rappresentano il giudizio continuo del mondo esterno e la sensazione di non appartenere a niente. O la giungla, che con i suoi alberi e le sue radici rappresenta un luogo sicuro di scoperta della propria identità, che nutre.

In una goccia suscita una riflessione importante sulla visione di sé e della propria identità, ma anche sulla percezione che il mondo ha di noi e che noi abbiamo del mondo, e di come ci si rapporta ad esso. Affrontare una conversazione come quella dell’identità culturale è fondamentale per creare una società che sia più sicura, tollerante e inclusiva. Valerie Weerasinghe con questa sua opera racconta molto del suo vissuto personale sul tema dell’identità culturale, ma riesce allo stesso tempo a parlare a tutti.

La sintesi del tema proposto sta nell’immagine della goccia e negli alberi. La goccia possiede un duplice significato: di scoperta di sé ma anche il bagaglio culturale personale. Gli alberi rappresentano le due culture che la regista sente proprie, e che sono in continua lotta tra di loro. Solo quando queste due culture si abbracciano, lei comprende che fanno parte entrambe della sua identità e della sua essenza, e che entrambe sono un suo punto di forza per affrontare la vita.

Irene Sacco