Una nuova prospettiva 4

Ogni 27 Gennaio ricorre il Giorno della Memoria che commemora le vittime dell’Olocausto –  il 27 Gennaio 1945 veniva liberato il campo di concentramento di Auschwitz, il più grande ed efficiente centro di sterminio della Germania nazista dove, soltanto tra il 1940 e il 1943, morirono circa tre milioni di persone. È un film sulla memoria il cortometraggio di Emanuela Ponzano Una nuova prospettiva, che vuole ricordare come «eventi gravi come il problema dei rifugiati alle porte d’Europa sia profondamente e paradossalmente legato al medesimo motivo per cui la stessa Europa è stata creata», per citare la stessa regista.

Una Nuova Prospettiva compie una straordinaria opera di sovrapposizione narrativa di fatti che attualmente si verificano ai confini dell’Europa, nelle così dette zone di transito, e di quelli accaduti durante il nazismo nei campi di concentramento. Ambientato in Ungheria, Paese che per impedire gli ingressi dalla rotta balcanica ha eretto ben due barriere al confine con la Serbia, lunghe 175 km a copertura dell’interno perimetro, il film è stato presentato al Torino Film Festival in prima mondiale, e recentemente premiato al Capri Hollywood International Film Festival. Prodotto da RedString, Kaos e Offshore, e fotografato da Daniele Ciprì, nel film colpisce innanzitutto il giovane protagonista, il cui volto racconta un cinema di ieri e di oggi, affiancato da Donatella Finocchiaro, Ivan Franek e Nadia Kibut, tra gli altri.

Gli abusi contro interi popoli che attualmente si compiono sono diversi e nuovi. Eppure la Storia di ormai un secolo fa non è poi così distante se, tuttora, negli occhi di chi guarda prevalgono il distacco e il senso di estraneità. Anzi, quella Storia è destinata a ripetersi. Nel corto assistiamo all’eterno ritorno di crimini incancellabili: e così le anime spezzate dal nazismo rivivono ancora il dolore, come se il tempo girasse su se stesso, ma questa volta l’esperienza che essi incarnano è quella di migranti in fuga dai campi di integrazione. Una costante forza centripeta che avvolge il tema e la narrazione, a significare una memoria storica non del tutto recepita. È durante una passeggiata nel bosco, dove il simile si mescola con il dissimile e il passato si confonde nel presente, che il protagonista si disorienta – e insieme a lui, lo spettatore – come lo storico di fronte alle brutalità umane.

Citando Primo Levi: “Perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?”. Una maggiore messa a fuoco è possibile, modificando la propria visuale, come fa il protagonista di Una nuova prospettiva: “Anche nel mio giardino ci sono delle barriere, ma non ci avevo mai fatto caso. Ora me ne accorgo, ora lo so”.

Laura Miseria