Boys don't cry (Small)

Se nel 1979 i Cure cantavano che “i ragazzi non piangono”, a quarant’anni di distanza, con il cortometraggio documentario Boys Don’t Cry, la regista danese Bobbie Muller tenta di indagarne i motivi, fino a calare definitivamente il sipario su quel diktat machista che si vorrebbe obsoleto ma che, in parte, risulta attuale.

Nell’affrontare il tema della mascolinità tossica, Bobbie si fa compagna e complice dei protagonisti del suo film, esplorando l’interiorità maschile attraverso un dialogo sui temi della vanità, del sesso e dell’amore. “Mi sono sempre chiesta cosa gli passasse per la testa. Perché trovano così difficile parlare delle loro emozioni?” sono i grandi interrogativi a cui tenta di trovare risposta.

L’ambientazione di Boys Don’t Cry è quella di una night out patinata, volutamente fittizia. Le interviste si susseguono sullo sfondo di una realtà simulata che ricalcano tipiche situazioni di interazione collettiva: un party, un locale, il letto di un’amante occasionale. Qui, i quattro protagonisti non si spogliano soltanto dei loro vestiti, ma delle loro maschere e corazze di genere, per raccontarsi a Bobbie con sincerità. È proprio grazie a questo escamotage che si esorcizzano la paura di aprirsi e la difficoltà di commuoversi dei quattro protagonisti, mentre al tempo stesso ne escono enfatizzati quei meccanismi di finzione che nella vita reale ciascuno è portato a mettere in atto. Non è vero quindi che i ragazzi non piangono, anzi, in quanto esseri umani sono anch’essi vulnerabili. Ma soprattutto, nutrono il desiderio di liberarsi da uno schema imposto per essere liberi di mostrarsi fragili.

Lo scenario vibrante, dalle tinte pop, funge da perfetto contrappeso al tema trattato, conferendo alla narrazione un tono estroverso e stuzzicante, per un prodotto finale dall’aspetto frizzante ed efficace. Vincitore del Premio offerto da Sayonara Film alla prima edizione di Ce l’Ho Corto, Boys Don’t Cry è entrato nel nostro catalogo nel 2020, ed è stato premiato e apprezzato in numerosi festival italiani e internazionali, tra i quali il Vertigo Film Fest, il Brest European Short Film Festival – con l’acquisizione da parte di Shorts TV -, il secondo posto al Premio Ermanno Olmi e selezioni tra Irlanda (Still Voices), Messico (Experimental Film Guanajuato), Canada (Festival de films féministes de Montréal) e tanti altri Paesi.

Boys Don’t Cry è specchio del nostro tempo, di una generazione che, tuttora ingabbiata in antiquati paradigmi di genere, è determinata a sciogliere le contraddizioni di un’epoca che si vuole superata, a rivendicazione della libertà di essere se stessi. Non c’è più bisogno di coprire tutto con delle bugie (Cover it all up with lies), provando a riderci su (I try and laugh about it) e nascondendo le lacrime dietro gli occhi (Hiding the tears in my eyes). Let men cry.

Laura Miseria