Scenario 2 - Copia

Un conto alla rovescia di una manciata di minuti è il tempo che i protagonisti hanno a disposizione per sovvertire il loro destino. Scenario, l’ultimo cortometraggio del collettivo TO GUYS (Alessandro De Leo e Alex Avella, prodotto da Dude, con  attrice protagonista Aomy Muyock, ha esordito al Trieste Science+Fiction Festival del 2018, ottenendo poi riconoscimenti in Italia e negli USA e partecipando a numerosi Festival europei. Nel 2020 partecipa, tra gli altri, alle selezioni ufficiali del FIPILI Horror Festival in Italia e del Videomedeja in Serbia. 

Il cortometraggio si apre con la figura del pescatore-narratore, il quale informa lo spettatore che non tutto ciò che verrà raccontato corrisponde alla realtà: in seguito, una donna incontra un androide ed insieme si addentrano in un ambiente surreale ed ambiguo, dove tutti gli elementi suggeriscono una contraddizione tra la messa in scena artificiale e la vita autentica immersi in un’atmosfera di inospitalità. Ed è proprio un’enigmatica lontananza dal reale quella che viene percepita fin dall’inizio: si assiste ad una storia strutturata come un racconto letterario dove, capitolo per capitolo, un’inquietante presenza controlla gli avvenimenti da fuori. Le scene sono pervase da un sentimento d’allerta ed intrappolamento, che si evince dalla messa in scena asettica (in particolare dalle estranianti cave di marmo di Carrara) e dal linguaggio corporeo dei protagonisti: l’unica cosa in grado di contrastare le distanze e l’incertezza è la relazione tra loro, i quali scelgono di prendersi cura l’un l’altra secondo un istinto di sopravvivenza. Il senso d’attesa viene spezzato dalla decisione di rovesciare il proprio futuro e tentare l’evasione da quella narrazione disumana che non sa empatizzare con loro, vedendoli soltanto come automi da manipolare. Questa presa di posizione, nel tentativo di affermare la loro presenza, mostrerà però l’impossibilità di ribellarsi al sistema reinserendoli nel medesimo ciclo di un infelice destino.

In quest’opera i registi riprendono dalla filosofia due temi portanti, ovvero l’eterno ritorno dell’uguale di Nietzsche ed il concetto del libero arbitrio agostiniano, e li restituiscono in una distopia cinematografica che segue una personalissima resa stilistica. Il tutto si pone in una dimensione che trascende il tempo ordinario e s’inserisce in un continuum ciclico che, a prescindere dall’esperienza conoscitiva che se ne fa, non ha idealmente né inizio né fine, determinandone così la sua esistenza aprioristicamente. Al contempo, vi è l’angoscia della negazione di libera scelta, e gli attanti subiscono un controllo da parte di qualcosa che non si conosce, né si può prevedere, e soprattutto non si può vincere. Seguendo una diversa suggestione si potrebbe invece considerare tutta la simbologia dell’opera come metafora dell’esperienza religiosa: un ultimo impotente tentativo di liberarsi dalla predestinazione alla vita eterna, che nulla ha a che vedere con la sua storica promessa di salvezza.

Chiara Bardella

Scenario 1