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Il rumore dei pugni sul sacco, il fiatone, le urla di incitamento, di sostegno, il sudore, la fatica, la lotta. No, non stiamo guardando Rocky o Toro scatenato, stavolta il campione della nostra storia non indossa i guantoni. Mia sorella di Saverio Cappiello è un corto in grado di raccontare in modo sottile più di una storia: il Muay Thai e una realtà di provincia, quella della solita birra al camioncino sotto casa al sabato sera, non sono soltanto uno sfondo alla lotta personale e al legame “di sangue” che unisce i protagonisti del film.

 Il combattimento in questo film è un fil rouge che collega un incontro di Muay Thai alla lotta quotidiana, fatta di pugni metaforici incassati, e anche di pugni non dati. Una lotta coraggiosa e silente, quella che deve condurre chi vuole essere ciò che vuole essere, senza riserve, in un contesto provinciale del sud Italia che sa essere assai crudele.

Un viaggio lungo e virtuoso quello di Mia Sorella, che dalla prima al Milano Film Festival, dove si aggiudicò il Premio del Pubblico, è arrivato fino alla Cinquina dei David di Donatello nel 2020. Un film che ha trovato i programmatori di numerosi festival entusiasti, dal Paraguay, alla Turchia, al Messico, al Perù, viaggiando a livello internazionale e conquistando diversi premi, tra i quali ricordiamo il Premio Giulio Questi. Il film, ultimamente presentato nel concorso di Visioni Italiane, è disponibile per la visione su Rai Cinema, promotrice dell’iniziativa Adotta un Corto, durante la quale l’attore e regista Marco d’Amore è stato testimonial del lavoro di Cappiello. 

Il corto ha una grammatica filmica essenziale e affronta la tematica LGBTQ senza fronzoli né luoghi comuni. L’assenza della colonna sonora e la scelta di presentare i rumori in modo sporco e ruvido ci riportano alla vena di un cinema neorealista, in cui la crudezza del quotidiano arriva senza mediazioni.

Grazie al dialetto parlato dai protagonisti e alla regia di Cappiello, che resta il più fedele possibile alla realtà dei personaggi raccontati, la verità arriva come un pugno in faccia. Inquadrature oggettive, vicinissime ai protagonisti, permettono allo spettatore di immergersi completamente nella storia – così vicini riusciamo a cogliere gli sguardi, il senso di impotenza, la rabbia. Ma anche la rivoluzione interiore di Vanni e Cosimo.

Carlotta Di Pasquale

 Mia sorella_backstage (Small)