Figlie delle Stelle, ispirato a una storia vera accaduta a Bologna nel 2017, narra dello scontro tra due sorelle per decidere il destino del corpo della madre appena defunta. Matilda, la sorella minore, vorrebbe conservarlo tramite il processo di criogenesi, che permette di mantenere i corpi intatti evitandone la decomposizione, mentre Francesca vorrebbe più tradizionalmente cremare la madre. Il cortometraggio, quarta opera del regista Edoardo Smerilli, è stato prodotto da Combo e Moviechrome, presenta un importante cast tra cui vi sono Ivano Marescotti, Nico Guerzoni e Rebecca Liberati, e ha avuto l’anteprima nazionale ad Alice nella Città 2021 di Roma, quella internazionale ad Aesthetica Short Film Festival 2021 di York, per poi passare a festival quali Visioni Italiane 2021 e il Noir Film Festival 2022.

In un clima quasi futuristico, con sospiri tra lo Sci-Fi e il thriller, Matilda tenta di ibernare con chili di ghiaccio il cadavere della madre in casa sua, contornata dalla freddezza materica dell’ambiente metallico e plastificato e delle taglienti luci scure. È infatti la morte materna a far scaturire il dibattito tra lei e la sorella, che intreccia passato e contemporaneità come eco d’attualità sul tema stesso della morte, nell’intento di divincolarlo dallo status di tabù e dal retaggio religioso e illustrarne le nuove possibilità che la tecnologia scientifica mette in gioco al giorno d’oggi. Ciò che per Francesca appare come una profanazione del rito religioso della deposizione tramite seppellimento – o, in questo caso, della cremazione – e della conservazione del corpo canonica, è per Matilda un atto tutt’altro che sacrilego: tramite criogenesi il corpo materno può essere letteralmente stoppato dalla decomposizione, elevando il mezzo corporeo – definito macchina difettosa e obsoleta, dipendente dall’ossigeno-fármakon, antidoto e veleno – allo stesso livello della coscienza. Due metodi diversi di trattare la corporeità umana post-vita che in realtà partono dallo stesso presupposto di desiderio di mantenimento, e scavano molto più a fondo del solo fisico, toccando i nervi sociali del legame affettivo familiare e della custodia della memoria. Il discorso etico lascia qui spazio al discorso morale, collettivo e individuale, dell’accettazione della morte e del rischio di svanimento: la convivenza con essi sarebbe più semplice, se al corpo venisse promessa una vera risurrezione tangibile, oppure resta più facile convivere con un distacco netto, finale, tra fisicità e spirito?

Matilda cerca un’alternativa nuova a quella concezione velenosa della vita, a quell’ossigeno consumante da cui tutti quelli intorno a lei sembrano dipendere, venendo etichettata a sua volta come visionaria e praticamente fuorilegge. Ma che si tratti di religione o di scienza, di croci e santini o di pillole omeopatiche e tecnologie russe, le motivazioni delle protagoniste provengono interamente da un atto di fede, per la conservazione della coscienza: mentre una si affida metaforicamente alla promessa spirituale del “regno dei cieli”, l’altra si affida a quella dello sviluppo tecnologico verso l’immortalità umana. Nessuna delle due, però, ha alcuna certezza dei relativi risvolti, e come per il gatto di Schrödinger, la realtà rimane sospesa in un paradosso che non sarà svelato fino al giorno del giudizio.

Chiara Bardella