Le prime luci del mattino s’imprimono su pellicola nel cortometraggio SCRATCH di Ginevra Migliarini, la cui atmosfera quasi surreale accoglie il personaggio di Cecilia Bertozzi di ritorno da una serata a casa, dove sua sorella – interpretata da Fotinì Peluso – l’ha attesa sveglia tutta la notte. Il confronto di tensione tra le due si svolgerà percorrendo i limiti che separano l’ammirazione dall’emulazione, nel tentativo ossessionato di un doppio di raggiungere e possedere nell’intimo i canoni personali ed estetici del modello originale. Il titolo SCRATCH, racconta la regista nella nostra intervista, deriva da ‘scratch test’, ovvero bozza, il nome con cui era stato denominato il file dei primi test in pellicola del progetto. Inoltre, in inglese scratch è un graffio, uno squarcio, che è sia quello fisico che si può vedere sulla pellicola rovinata, sia quello che avviene tra le due protagoniste della storia. L’opera, esordita quest’anno a Berlino al Female Filmmakers Festival, è stata selezionata in Italia a Visioni Italiane e all’Amarcort Film Festival, e si trova ora tra i titoli finalisti della sezione Miglior Cortometraggio Italiano dei Fabrique du Cinéma Awards di Roma.

Raccontami brevemente del tuo percorso formativo cinematografico e delle tue esperienze nel campo.

L’inizio ufficiale del mio percorso cinema corrisponde con l’arrivo a Roma nel 2019. A Bologna al liceo avevo già lavorato su qualche set, ma si trattava perlopiù di cortometraggi molto concettuali di ragazzi del DAMS, molto distanti da quello che al cinema mi piaceva vedere. Mi ero allora iscritta alla facoltà di chimica come piano B. Un giorno però, in maniera del tutto casuale, avevo conosciuto Stefano Ciammitti che nel cinema già lavorava come costumista e che si era proposto di ospitarmi a casa sua a Roma per provare a cercare lavoro. Ero rimasta a dormire da lui per qualche mese, fino a quando piano piano non avevo cominciato a trovare i primi lavori sui set romani come assistente alla regia. A Roma ho poi conosciuto un gruppo di ragazzi appena usciti dal Centro Sperimentale che in quel periodo stavano fondando la loro casa di produzione, la Hubris Pictures, che ha poi prodotto SCRATCH.

Come è nato il progetto di SCRATCH, e da quale desiderio? Parlami della realizzazione del corto, della collaborazione con i partecipanti, e se hai a riguardo qualche aneddoto particolare da ricordare.

Il progetto è nato da un desiderio più pratico che artistico, ovvero quello di non buttare due pizze di pellicola scaduta. Mi erano state regalate da una persona con cui avevo legato molto sul set di una serie tv e mi ero messa in testa di usarle per un progetto non precisato. Avevo quindi chiesto a Leonardo (direttore della fotografia con cui avevo lavorato sul mio corto precedente) di darmi una mano a capire se la pellicola si sarebbe impressionata o meno. Così avevamo organizzato una giornata nella cucina di casa mia io, lui e due amiche attrici, per fare dei test. È stato osservando Cecilia e Fotinì chiacchierare tra loro che mi è venuta in mente la dinamica del rapporto tra i personaggi del corto e ho pensato che la mia cucina sarebbe stata in effetti un’ottima location in cui girare la storia. Sul set la troupe era ridotta all’essenziale e questo credo abbia aiutato le attrici, che hanno affrontato sicuramente la prova più difficile. Avere a disposizione solamente 18 minuti di girato, infatti, ci costringeva a cambiare continuamente la sceneggiatura e il piano inquadrature, per evitare di finire la pellicola senza aver concluso niente. Funzionava così: le attrici recitavano la prima metà della battuta, venivano interrotte per cambiare punto macchina e riprendevano con la seconda parte. A loro in particolare sono molto grata per la pazienza e la professionalità nel lavorare in una maniera così faticosa e inconsueta. La parte più divertente del tutto è arrivata però alla fine, con la postproduzione audio. Avevo coinvolto un amico che si occupava di produzione musicale per fare la colonna sonora, ma avendo lui una mente completamente libera dalla sovrastruttura cinema, abbiamo avuto modo di sperimentare tantissimo con l’audio e alla fine ha curato anche il montaggio del suono.

Hai sempre avuto “nel cassetto” la volontà di creare un’opera come SCRATCH?

Non ho mai avuto l’idea di SCRATCH nel cassetto, anzi è un progetto nato per caso, ma da molto tempo ragionavo sul fare un cortometraggio in pellicola. Ho avuto la fortuna di trascorrere il periodo di quarantena nel 2020 con il direttore della fotografia di questo corto e lì avevamo iniziato a sperimentare un po’ con il 16mm. È partito tutto come un gioco, diciamo che la creazione della storia e del corto sono stati un piacevole effetto collaterale.

Quali progetti hai attualmente in corso, o futuri?

Attualmente sto lavorando alla scrittura di un nuovo cortometraggio e abbozzando un lungometraggio. Sto viaggiando molto tra l’Italia e la Francia, dove l’estate scorsa ho girato un altro cortometraggio e mi piacerebbe far produrre qualcosa lì, ma per adesso tutte le opzioni sono ancora aperte.

Chiara Bardella