Ofelia è il terzo cortometraggio del regista Pierfrancesco Bigazzi, dedicato a sua nonna e mostrato in prima nazionale alla 39° edizione del Torino Film Festival 2021, e più recentemente inserito nella selezione ufficiale del Festa do Cinema Italiano 2022. Girato in Toscana a San Giovanni Valdarno, ha come protagonista Ofelia Borgheresi, classe 1928, e la volontà di narrarne le vicende di vita, custodendo la preziosità tanto caratteristica delle piccole storie individuali. L’opera si svolge interamente all’interno delle mura domestiche, luogo di obbligato ritiro dei due anni appena passati, in grado di conservare la memoria familiare e di stimolarne la curiosità in vista di un necessario desiderio di raccontare: si presenta una dimora tipicamente nonnesca, impeccabile e antica, dove gli interni sembrano voler comunicare secondo vita propria gli avvenimenti familiari successi nei decenni. Sempre nell’apertura sull’ambiente casalingo entra in scena Ofelia, guardiana dei suddetti spazi e del relativo trascorso, intenta ad avvicinarsi alla “luce” della memoria e ad estrapolarne più elementi possibili, dovendosi però talvolta rapportare anche alla loro difficile irraggiungibilità. Si susseguono così immagini e narrazioni dolceamare: le mani consumate di Ofelia che si stringono a quelle incolumi del nipote, la tenera recitazione di alcuni pezzi d’una filastrocca d’infanzia, la ricerca della propria persona e dei propri rapporti in un passato a tratti sconnesso.

Il regista agevola la protagonista intervenendo nel girato, per dialogare con lei e stimolarla nel recupero dei ricordi e dei racconti, con l’ausilio di musica e canzoni, con il sapore di un gelato, o con lo spoglio delle foto familiari raccolte nel tempo. Ne emergono sprazzi ritrattistici della personalità di Ofelia solidi e seri, come colei che parlava sempre quando c’era bisogno di farlo, e gli oggetti le suscitano principalmente sensazioni non verbali, ad esempio il sentimento d’amicizia o di vicinanza parentale con le figure ritratte nelle fotografie. Così il regista, in uno slancio protettivo e salvifico, abbraccia con il mezzo cinematografico i ricordi di Ofelia, e cerca di coccolarli affettuosamente, dovendo però dare una forma anche all’amarezza instillata dall’intermittenza e dallo svanimento degli stessi, e quindi immolandosi insieme alla nonna per la quotidiana lotta contro il tempo d’urgenza conservativa delle memorie umane più sfuggevoli.

Chiara Bardella