Venerdì scorso sono state annunciate le candidature per l’edizione 2022 dei Corti d’Argento, sezione dedicata ai cortometraggi dei Nastri d’Argento – premio del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani per il cinema. The Nightwalk, ultima opera del 2020 del regista milanese Adriano Valerio coprodotta e distribuita da Sayonara Film, è stata inserita nella Cinquina Ufficiale dei cortometraggi di finzione candidati ai premi. Abbiamo intervistato l’autore in occasione di questa nuova importante selezione, dopo i risultati precedenti del 2021 al Festival du court métrage de Clermont-Ferrand (premio CANAL+), il premio dell’Académie des César e il premio del pubblico alla 57° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – Pesaro Film Festival, il quale ci ha raccontato dell’ideazione e della lavorazione dell’opera.

The Nightwalk nasce dal racconto di un amico fraterno del regista, trasferitosi da Parigi a Shangai nel dicembre del 2019, qualche giorno prima dello scoppio della pandemia. Jarvis, protagonista del corto, è infatti uno studente universitario trasferitosi per motivi accademici che nell’inserimento nella nuova città e nel suo quartiere si appassiona agli abitanti, fa nuove amicizie e si innamora di una ragazza cinese. Il rapporto tra lui e il regista è molto vicino e frequente, e d’improvviso s’interrompe proprio al dilagare iniziale del virus in Cina, facendo scomparire l’amico per settimane per dei problemi di connessione dati dallo stato d’emergenza. A causa di questo lungo isolamento il protagonista sprofonda in un momento complesso e difficile, accumulando pensieri oscuri legati ai suoi nuovi rapporti in Cina – dalla sua ragazza Lin al suo amico Xian, entrambi irraggiungibili – e frammenti di ricordi della propria vita passata, tornando intensamente col pensiero alla sua infanzia e alla sua famiglia. Quando, dopo tempo, il protagonista riesce nuovamente a contattare il regista, gli racconta questa esperienza che diviene poi argomento dell’opera, tramite la scrittura e il riadattamento congiunto dei due.

Valerio parla del suo forte legame alla fotografia e all’arte fotografica in generale, che accompagna il suo operato cinematografico: il corto è infatti stato realizzato con il contributo fotografico del protagonista, il quale gli mandava il materiale da lui scattato a Shanghai, e con immagini realizzate dallo stesso regista nella città. Vengono inoltre inserite riprese d’archivio selezionate dalle preferenze filmiche dell’autore – da Chaplin e Keaton, fino a Scola – creando un flusso di coscienza in dialogo costante tra il passato, fatto dalla solidità rassicurante dei ricordi personali e dell’immaginario mediatico collettivo, e il presente pandemico, sempre più portatore di tratti disforici e d’una concezione deforme e mortifera dell’esperienza quotidiana globale. L’omaggio all’arte fotografica, inserito nell’opera cinematografica, si riferisce esplicitamente al film del 1962 di Chris Marker La Jetée, capostipite dello stile filmico e narrativo legato al fermoimmagine. Questo repertorio visivo si lega anche alla realizzazione stessa dell’opera, per cui il regista ha dovuto strutturare il suo lavoro per la prima volta intorno alle fotografie: nell’ultima scena, ad esempio, ha dovuto dirigere una piccola troupe di Shanghai tramite piattaforma Zoom perché bloccato nella sua dimora parigina. È inoltre stato fatto un grande lavoro sul suono e sulle musiche, con il contributo del collaboratore Enrico Ascoli che accompagna il regista da molti progetti, nel ritmare adeguatamente la narrazione.

Il tema dello spaesamento, così forte e sentito in questo cortometraggio, si ricollega più ampiamente a tutto l’operato recente di Valerio: oltre a The Nightwalk girato in Cina, il regista ha ora in preparazione un cortometraggio di finzione girato a Calcutta dal titolo Calcutta 8:40 AM, un lungometraggio che ha luogo in Est Europa, e ha girato in Tunisia la conclusione di un lungometraggio documentario, Casablanca, continuazione del corto Mon Amour, Mon Ami del 2017, presentato nella sezione Orizzonti alla 74° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica e al Toronto Film Festival.