Mulāqāt, opera della regista Seemab Gul presentata sia nella sezione Orizzonti della Biennale Cinema 2021 che al Sundance Film Festival 2022, è un racconto sulla realtà mediorientale della perpetrazione del dominio patriarcale sulla donna, sul suo corpo e sul suo capitale sociale, intrecciato alle nuove dinamiche relazionali instaurate dal mondo di Internet, con tutto ciò che ne consegue. Zara vive in una società la cui stabilità si basa sulle virtù della donna, in cui ciò che essa indossa ne riflette l’indole. Una società dove la femminilità ha necessariamente dei tratti provocatori, satanici, e dove ogni minimo atto di ribellione – che sia il prendere parola o l’indossare una stoffa diversamente dalla norma – viene pubblicamente punito. Ma vive anche in una società che sta mettendo piede nell’influenza dell’Occidente e delle sue tecnologie, dei suoi trend e interazioni sociali, accogliendo un’incontrollabile quantità di input senza troppo preoccuparsi della fertilità del proprio terreno. Proprio qui avviene lo scontro culturale e semantico tra ciò che, da una parte, è vissuto come normale forma d’espressione e libertà, e dall’altra diviene motivo di vergogna e disonore sociale.

La protagonista, riprendendosi in video mentre balla per divertimento, non agisce troppo diversamente dalla maggioranza dei suoi coetanei appartenenti, ad esempio, alla community globale di un social media come TikTok. Ugualmente, non si differenzia dalla prassi comunicativa delle giovani coppie odierne, nel vivere una nuova relazione con Omar fatta di chat e videochiamate e condividendo con lui la sua danza. Eppure, il video assume tutto un altro significato sotto lo sguardo maschile, uscendo dal controllo di Zara – diventa sensuale, provocatorio e sporco, scostandosi dall’intento originale d’intrattenimento e diventando di conseguenza potenzialmente rischioso. Questa nuova attribuzione di significato simboleggia la perpetrazione violenta del possesso patriarcale su Zara, che la vincola doppiamente alla manipolazione del suo ragazzo: da un lato, Omar la spinge a spogliarsi di più per lui, mentre le chiede di coprirsi di più in pubblico, e dall’altro, ignora le richieste di lei di cancellare il video e di non vedersi tra loro, mantenendo quindi un’arma di dominio e di potenziale revenge nel caso in cui lei non soddisfacesse le sue richieste.

In un contesto dove a Zara viene negata qualsiasi tipo solidarietà, anche da parte delle figure femminili, e in cui l’emancipazione viene pagata a caro prezzo in termini di perdita di dignità e decenza in pubblico, essa dovrà decidere se sottostare all’oppressione altrui o rendere giustizia ai suoi principi e liberarsi dal controllo, probabilmente causando una tempesta di sabbia.

Chiara Bardella