L’ultimo spegne la luce di Tommaso Santambrogio torna in concorso, dopo la selezione a Venezia 2021 di SIC@SIC della Settimana Internazionale della Critica, al Festival Cortinametraggio 2022 che si svolgerà dal 20 al 27 marzo. L’opera si presenta fin da subito con una forma peculiare e concisa, nella quale il regista pare voler riprendere il Leitmotiv tanto profondo e caratteristico degli ultimi drammi relazionali – si pensi a Storia di un matrimonio (N. Baumbach, 2019) o al più recente La persona peggiore del mondo (J. Trier, 2021) – del confronto di coppia in toni diretti e analitici, dove il dialogo viene indirizzato in ogni suo dettaglio alla più esplicita espressione del conflitto tra sentimento e raziocinio. Così come esplicita è la mise en scène che resta semplice e neutrale, in un unico piano sequenza che rifiuta le ampollosità a favore di un’assoluta concentrazione, anche visiva, sul tema centrale del cortometraggio, ovvero quello della comunicazione nelle sue varie declinazioni.

È infatti il pretesto più banale ma significativo – una porta che non si apre – a spezzare il diniego comunicativo nel rapporto tra i due protagonisti, e a far traboccare repentinamente tutte le maggiori incomprensioni sospese nelle sfumature della discussione, del litigio o del semplice “parlare”. Il discorso s’inserisce con un leggero movimento di macchina, che si sposta verso i protagonisti, e la camera avvicinandosi a loro segna l’inizio del loro allontanamento. A trapelare sono i contrasti, spesso vissuti ma che rimangono nel non detto, della differenza che si forma nel tempo tra le aspettative di una relazione e l’effettivo svolgimento della stessa: i progetti irrealizzati, le promesse non mantenute, l’impressione di conoscere l’altro in modo diverso da quanto ci si era proiettati e quindi, in definitiva, non conoscerlo realmente e non essere a propria volta riconosciuti.

Sullo sfondo aleggia costantemente l’odierna regola del vivere i rapporti in maniera frenetica e a misura di quotidianità urbana, inquinando gli spazi e gli ambienti “naturali” delle emotività umane. Qui, le singole personalità lottano contro gli attriti causati dal rifiuto dell’incomunicabilità e dall’impressione deludente del fallimento, e dalla necessità di prendere aria, preservare le energie e al contempo focalizzarsi sulle responsabilità reciproche. Solo il ritrovamento delle giuste chiavi potrà permettere alla relazione di funzionare.

Chiara Bardella