Abbiamo intervistato la regista Carlotta Piccinini e l’attore Tomas Kutinjač del cortometraggio Kinderherzen bei Nacht, opera distribuita da Sayonara Film che ha fatto il suo esordio all’End Of Days Film Festival 2022 negli USA ed è stato recentemente selezionato al Bideodromo Internacional Experimental Film and Video Festival 2022 di Bilbao, nonché all’Aaretaler Kurzfilmtage 2022 in Svizzera. Gli autori hanno raccontato le modalità di produzione del cortometraggio, girato in Germania durante la pandemia, e la genesi introspettiva di questo progetto dalle emotività vaste e complesse.

Il progetto Kinderherzen bei Nacht nasce a Berlino nel 2019 da un incontro tra l’attore Tomas Kutinjač e la sceneggiatrice Nele Creydt, la quale ha scritto un monologo per l’attore rivelatosi poi un testo profondo, ricco di una musicalità efficace sia nella lingua tedesca che quella inglese, e premonitore dei tempi a venire che hanno richiesto un’introspezione collettiva e un ripensamento degli elementi fondamentali della vita e dei rapporti con l’altro e con il sé. Kutinjač ha spinto il progetto fino ad una realizzazione in formato cinematografico, rivolgendosi alla regista Carlotta Piccinini con la quale condivide un rapporto artistico e umano d’ispirazione e di visione. Il film è stato girato in tempo di pandemia, e questo ha anche a che fare con l’idea registica dietro l’opera: quando Kutinjač ha proposto il testo alla regista, lei ha subito sentito empaticamente tra le parole l’esistenza di una dualità che il personaggio stava vivendo, una lotta costante tra il dentro e il fuori, attinente al momento storico che era in corso. Il film secondo Piccinini racconta di un’anima prigioniera di sé stessa, fisicamente bloccata in un luogo dal quale non riesce a scappare, e si sviluppa secondo una continua dialettica che trova infine una sintesi risolutiva nel sogno e nella fuga. La regista lo racconta come un lavoro spontaneo in cui ha visto i prodromi della libertà espressiva che ricerca in tutto il suo operato, e lo ha accolto immediatamente sia per un’affinità di ricerca con i temi trattati sulle identità umane e sui conflitti interiori, sia perché lo sentiva un lavoro intrigante per i modi e i tempi in cui è stato realizzato.

L’attore, la regista e un assistente al set, costretti a realizzare l’opera nei primi mesi del lockdown, in maniera super low budget, si sono recati in un luogo vuoto e abbandonato dove non avevano contatti con altre persone, un’ex stazione militare a un’ora di distanza dal centro di Berlino, nei pressi di Jüterbog. La zona, ripresa in minima parte nel film, è in realtà una cittadina militare – prima nazista e poi comunista –, che riporta ad un immaginario di confine berlinese di divisione tra est e ovest che riecheggia in alcune dinamiche contemporanee. Berlino convive a livello architettonico ed urbanistico con i residui di questo scontro e di questa lunga divisione distruttiva, e lo si può percepire ancora in molte attività culturali delle aree attorno alla città, caratterizzate da una dialettica identitaria.

Il percorso cinematografico di Kutinjač inizia nel 2017, quando dopo anni di teatro in Italia e Croazia partecipa come attore in un film di guerra come soldato tedesco, prima di trasferirsi a Berlino nel 2019 e iniziare effettivamente la sua carriera cinematografica, dove si occupa di cortometraggi, lungometraggi e ha realizzato qualche pubblicità televisiva. Il corto realizzato è per l’attore un piccolo quadro simbolico del suo salto dalla recitazione teatrale a quella del cinema, che può portare in uno stato di solitudine nella vita quotidiana e nel freelancing quando ci si trova a rovistare dentro di sé in maniera profonda e consistente.

Piccinini arriva al cinema in maniera molto istintiva, senza una vera formazione nel campo, e inizia lavorando nel campo indipendente e specialmente nel documentario sui temi dei diritti delle minoranze e in particolare delle donne, percorso che sta ancora sviluppando (la sua attuale produzione di una serie di corti documentari riguarda storie di giovani donne sconosciute ma incredibili). Al momento, sta inoltre lavorando al suo primo film di fiction il cui tema è la fragilità e la fuga dalla società contemporanea, che si collega anche al modo in cui ha deciso di mettere in scena Kinderherzen bei Nacht. Piccinini racconta di come per lei sia fondamentale fare esperienza, sia a livello personale che lavorativo, dell’ascolto dell’altro nel processo creativo come strumento per modificare il proprio punto di vista, e di come questa opera le abbia ricordato, tramite passione, visione e spirito di comunità, i motivi per cui ha iniziato a fare film.