Il nostro concerto 2

 

Il nostro concerto, come una canzone che suonava alla radio negli anni ‘60, è il titolo del primo cortometraggio del regista sardo Francesco Piras, che vola in Cinquina ai David di Donatello 2019, conquistando la Giuria designata dall’Accademia tra ben 326 cortometraggi.  
Il film racconta la storia di Antonio (Giorgio Biolchini Valieri) e Karen (Lea Gramsdorff), due persone spazialmente e, almeno all’apparenza, caratterialmente distanti, che si conoscono su di una chat online per musicisti e cantanti amatoriali. Antonio, il “best italian singer”, è un pensionato cagliaritano con un paio
di baffoni bianchi alla Gino Paoli e un set di camicie dalle fantasie estrose. Karen vive a Berlino e suona il pianoforte, e alla spontaneità di Antonio contrappone una delicata riservatezza. Due personaggi che probabilmente non ci aspetteremmo mai di trovare imbrigliati nel microcosmo virtuale di una chat-room, ma che proprio grazie alle possibilità di una webcam e un microfono riescono a condividere la loro passione con qualcuno, ascoltando e facendo musica per e insieme a persone di ogni parte del mondo. E lo spazio di condivisione non si ferma all’ascolto e all’esecuzione di qualche brano musicale – Antonio decide di festeggiare anche il suo compleanno davanti allo schermo, trovandosi per la prima volta da solo con Karen, a raccontarsi, a parole, un po’ delle loro vite solitarie: quella di Antonio così attaccata al piacere della compagnia che la sua comunità di musicisti sembra donargli, e quella di Karen, che è “una storia un po’ complicata” e nasconde un terribile segreto. 
Volendo reinterpretare il testo de Il cielo in una stanza, che i due protagonisti decidono di suonare assieme, rispettivamente in una stanza di Cagliari e in una stanza di Berlino, sembrerebbe che grazie alla musica anche i muri delle chat-room possano sparire, permettendo a due persone fisicamente lontane di azzerare le distanze all’interno di uno spazio che, partendo da una finestra digitale, sconfina verso qualcosa di più profondo: uno spazio dell’immaginazione altrettanto immateriale, ma al quale le canzoni e la musica
possono riuscire a dare concretezza.

“Ovunque sei, se ascolterai … accanto a te mi troverai” cantava Umberto Bindi ne Il nostro concerto, da cui prende il titolo il cortometraggio. Erano gli anni ’60 e “il concerto dedicato a te” di cui parla il testo della canzone passava attraverso la radio o su qualche giradischi. “Il concerto” che ci racconta Piras invece si muove attraverso gli schermi dei computer e gli auricolari di un mp3, ma conserva la grandezza che le cose di un tempo trasmettono a noi uomini di oggi, grazie ad un tocco semplice e delicato della narrazione e alle parole antiche di Gino Paoli e Umberto Bindi, che, resistenti al tempo, commentano alla perfezione la storia di solitudini e amicizia dei nostri giorni.

Il film di Francesco Piras sarà presentato al pubblico in occasione della venticinquesima edizione di Visioni Italiane, che si terrà a Bologna tra il 26 febbraio e il 3 marzo.

Marianna Carpentieri

Il nostro concerto 1