Luce blu e pioggia incessante, le astronavi sfrecciano nel cielo mentre i fasci di luce dei grandi robot guardiani, pattugliano la terra. Un’immensa città si apre davanti a noi, cyberpunk e meticcia, è Sendai City: enormi manifesti di favolose donne seminude e armate si stagliano sui palazzi inneggiando alla vittoria contro i “ribelli” a garanzia della pace.

Blue Unnatural è il nuovo corto in distribuzione, cortometraggio d’animazione nato dalla mente del visionario Marco Bolognesi.

BU 20 (Small)

Fantascientifico e postmoderno, Blue Unnatural racconta un mondo dove la libertà personale è annullata e perseguita, dove la comunicazione propagandistica si nutre dell’ossimoro della pace armata e gli operai privati di identità grazie a maschere tutte uguali lavorano in catena di montaggio per costruire robot dalle sembianze femminili che distruggeranno chiunque si opponga alla legge della multinazionale Sendai.

Vengo da una famiglia in cui si respirava arte: mio nonno materno era un artista e mio padre si dilettava a farlo – dipingeva un po’ alla Pollock. Quindi sono cresciuto con i colori come mezzo d’espressione: sono nato nel 1974, e già alle elementari sognavo di fare l’artista.

Avevo questa necessità di raccontare le cose che vedevo e quelle che sentivo, e quindi mi esprimevo attraverso la fotografia e la pittura, mescolando le due tecniche.

Marco Bolognesi nasce a Bologna nel 1974, è artista e film maker la cui arte spazia dal disegno alla pittura, dal cinema alla fotografia e al video. La sua produzione è finalizzata alla costruzione del Bomar Universe, un universo narrativo immaginato da Bolognesi e contenitore ideale di ogni suo progetto. La sua produzione artistica mescola fantascienza e cyberpunk, maschere e decorazioni tribali, avanguardie, icone pop e arte erotica e mira, attraverso l’esplorazione del mondo creato dall’artista, a porre l’accento sui meccanismi e i poteri che governano il nostro presente.

All’interno del film si ritrovano i personaggi classici della produzione di Bolognesi, donne mutanti, robot e cyborg, ma il vero cuore dell’opera è la città, il suo aspetto fantascientifico e cyberpunk, la forma architettonica modulare, la struttura a rete, dove la mescolanza di razze, linguaggi e tipologie di esseri racconta il potere della tecnologia e dell’informazione, la globalizzazione e il passaggio dalla nozione di post-umano a quella di post-mutante.

La produzione del filmato muove dall’interesse nel cimentarsi con forme espressive che nascano dalla contaminazione delle arti e per questo Bolognesi ha seguito un processo abbastanza singolare: nel filmato, le scene di esterno sono state girate ex-novo utilizzando il mock-up della città Sendai (proprio come si faceva nei b-movie anni ’60), poi animata in post produzione con luci, mezzi volanti e pubblicità a schermo, mentre per le scene di interni si parte dalla filmografia di Antonio Margheriti, un regista italiano di genere le cui pellicole soprattutto horror e sci-fi hanno fatto scuola nel b-movie italiano e di oltreoceano.

Dopo l’anteprima museale nell’ambito “Sendai City“, mostra antologica di Marco Bolognesi curata da Valerio Dehò, il cortometraggio ha iniziato il suo percorso all’interno dei festival cinematografici, a partire dalla presentazione al Future Film Festival di Bologna.