In uno spazio liminare di una estate agli sgoccioli, in un sud Italia agreste che cerca di salvare le sue tradizioni ponendo vincoli e limiti alla natura, prende forma la storia di tre ragazzi, alla ricerca di sé stessi e degli altri.

Sono queste le premesse di Razze pure, cortometraggio di Giuseppe Zampella, prodotto da Matto Film in associazione con Keep Digging Production, recentemente acquisito dalla distribuzione di Sayonara Film e che ha avuto la sua Word Premiere a LesGaiCineMad LGBTI+ Film Festival di Madrid. Il film cerca di lanciare uno sguardo a quei giovani, non più adolescenti ma non ancora adulti, che cercano di trovare il loro posto nel mondo, la loro felicità e la loro casa ma che sono costretti in un vocabolario di concetti ed aspettative ormai inadeguato ad esprimere loro stessi e le loro passioni.

E così che da un idilliaco e bucolico rapporto tra i giovani Danilo (Daniel Mantovani), Gianni (Alessandro Capriati) e Anthia (Martina Troni) si apre un triangolo amoroso che mette a dura prova le idee che i protagonisti hanno di sé e degli altri intorno a loro. Una concomitanza di emozioni, sensazioni e identità che sfugge ai stringenti termini tradizionali volti ad imbrigliare in rigide categorie o “razze pure”, individui che percepiscono la propria sessualità ed affettività in modo non riducibile a vincoli stringenti.

Ma allo stesso tempo quella divisione e quelle categorie sono il loro vocabolario e bagaglio esperienziale dal quale non si riescono a staccare, creando ansie, delusioni, rabbia e passione. 

Danilo è attratto sia da Gianni, il suo compagno di stanza con cui ha passato insieme tutta un’estate, che da Anthia, ragazza straniera forte che completa il terzetto di amici. Anthia, a sua volta, mostra una forte attrazione per Danilo ma anche per Gianni, il quale però l’allontana sia, forse, per non distruggere l’idilliaco sia per quella attrazione che percepisce nei confronti di Daniele. L’incapacità dei due ragazzi di esprimere l’attrazione reciproca crea confusione, rende Anthia la mediatrice del desiderio mimetico Girardiano dei due ragazzi che non possono o meglio, non riescono ad esprimere pienamente se stessi e i propri sentimenti.

I desideri negati, l’impossibilità di ridefinire la propria sessualità in rapporto all’identità di genere, esplodono in un bruciante impeto che rischia di incenerire anche la bellezza e la purezza dei loro sentimenti e delle loro passioni, e che forse può trovare una soluzione soltanto nell’abbandono di questa rigida divisione in “razze pure”.

Vincenzo Lombardi